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Rugby League: la parola al campione di Francia e veterano dell’Italia League, Simone Boscolo

Simone Boscolo è un globe trotter del rugby league: partito dall’Italia è volato in Australia per giocare a Tully e, in seguito, si è trasferito in Francia dove, nell’ultima stagione si è laureato campione Elite 2 con il suo Villefranche XIII.

Come ti sei avvicinato al league?

Era l’estate del lontano 2012, avevo appena finito la quinta superiore, quindi avevo da poco finito gli esami, la mia ragazza mi aveva lasciato e stavo frequentando i ragazzi della seniores della squadra di rugby union di Este, il cui allenatore era Tiziano Franchini.
Un po’ per curiosità, un po’ per distrarmi dalla rottura con la mia ex, decisi di provare questo sport. Una delle migliori scelte fatte in vita mia.
Quell’anno arriviamo secondi nel campionato estivo promozionale e vengo convocato per giocare con la nazionale juniores contro la Germania.
In quel periodo ho scoperto un nuovo amore: il rugby league.

Chi è stato il tuo mentore?

Tiziano Franchini. È in gran parte merito suo per le esperienze che ho vissuto; è sempre stato un grosso punto saldo della mia vita dal punto di vista sportivo. Oltre che essere stato il mio mentore, è stato un grande amico.
Per questo la sua improvvisa scomparsa mi ha molto destabilizzato e mi manca tutt’ora.
Ciao Tiz.

Esperienza Mondiale, cosa ti ha lasciato?

L’esperienza mondiale non è stata come mi aspettavo, purtroppo ci sono stati degli eventi e delle persone che mi hanno rovinato quello che è stato un lavoro pluriennale e quello che è successo dopo nella mia vita (da quando sono partito per l’Australia nel 2017, il mio obiettivo era il mondiale 2021).
Tutto sommato non mi sentivo un pesce fuor d’acqua in quanto capivo al volo le tattiche e le varie spiegazioni dei miei compagni di squadra e dei miei allenatori, dando così valore al percorso che fino ad ora ho fatto e facendomi capire che orami sono un giocatore di rugby league a tutti gli effetti.
Inoltre è stato istruttivo dal punto di vista tecnico-tattico in quanto ho aggiunto alcune cose nuove al mio bagaglio personale ed ho potuto provare l’esperienza da giocatore professionista in quanto eravamo seguiti sotto ogni punto di vista.
Poi, una cosa che mi ha lasciato a bocca aperta, è stato il livello atletico che avevano i giocatori italo-australiani (tutti professionisti o semi-professisti); decisamente 2-3 spanne sopra al livello in cui ho mai giocato fino ad ora.

Momento più bello da giocatore nel league?

Ce ne sono tanti, ma se devo sceglierne uno probabilmente direi la vittoria del campionato in Francia con i lupi di Villefranche XIII. Ho pure segnato l’ultima meta della partita.

Dall’Australia alla vittoria in Francia. Come hai vissuto queste esperienze?

Come ogni cosa ci sono stati alti e bassi, basti anche pensare che sono stato costretto ad un anno di stop causa COVID.
Nonostante tutto la fatica, il tempo ed il denaro speso per vivere queste esperienze, sono davvero soddisfatto di aver deciso di fare i bagagli ed intraprendere questa avventura.
Ho visto tantissime cose diverse, imparato un mucchio di cose nuove e sono venuto a contatto con culture completamente diverse dalla mia.
Ho conosciuto davvero tantissime persone ed ho avuto la fortuna di creare dei legami di forte amicizia con pochi di questi; amicizie che tengo tutt’oggi strette.
Non solo sono cresciuto come sportivo in questa esperienza, ma come persona e uomo.

Perché scegliere il League?

Per quanto banale e semplice possa sembrare dall’esterno, in realtà è un gioco che richiede il continuo affinamento della tecnica personale di gioco; il livello atletico richiesto è alto e la tattica di gioco è fondamentale e deve essere rispettata al meglio.
La velocità di gioco è molto alta ed i tempi morti sono quasi del tutto inesistenti, quindi permette al pubblico di non distrarsi mai dalla partita ed al giocatore una continuità possibilità di giocare con il pallone in mano, senza contare gli impatti fisici molto più divertenti.
Poi, cosa che per me è stata fondamentale quando giocavo a rugby union, cosa valida tutt’ora,(e sarà l’unico confronto che farò): ogni volta che uscivo dal campo, anche dopo aver perso di molto, uscivo soddisfatto e felice della partita giocata.

Guardando al futuro dove ti vedi?

Non saprei in quanto ho diversi fattori extra-sportivi di vita (tra cui studio e lavoro), che rendono il mio futuro sportivo parecchio incerto.
Spero di riuscire a trovare una soluzione che mi permetta di continuare a giocare a league ancora, ma in quanto sportivo per passione (e non per soldi) a volte bisogna fare i conti con la realtà dei fatti.
Sta di fatto che mi sono tolto parecchie soddisfazioni: una vittoria di un campionato in Australia, un convocazione al mondiale e campione di Francia senza mai perdere una partita.
Se fossi costretto a sospendere, certamente sono soddisfatto del percorso che ho fatto.

Un sogno nel cassetto? Rigorosamente a XIII

Giocare un campionato di rugby league italiano durante la stagione sportiva regolare con un club italiano di solo rugby league e vincerlo.

Campione di Francia, come ti senti “il giorno dopo”?!

Faccio ancora fatica a crederci all’impresa che abbiamo fatto. Sono arrivato qua quasi per caso e alla fine sono venuto fuori come l’utility (sia back che forward) della squadra, quindi ero in campo ad ogni partita.
Siamo arrivati alla finale vincendo tutte le partite (dove la peggior differenza punti era di 12) ed ho pure segnato l’ultima meta della finale (e del campionato quindi).
Tornati a casa, c’era l’intera città che ci aspettava per festeggiare insieme a noi al bar, dove lavoro tra l’altro.
Abbiamo festeggiato tutta la notte, fino a lunedì sera, e le celebrazioni non sono ancora finiti.
Certamente sarà un giorno che mai dimenticherò in vita mia e porterò con me per sempre.
Sono tutt’ora in estasi e fatico ancora a crederci a tutti quello che è successo.