La storia del rugby league in Italia parte da lontano. Dal sogno, per esempio, del francese Jean Galia, tra i principali promotori in patria del jeu à treize, nazionale ‘dual code’ a 15 prima e a 13 poi. I suoi sforzi e il suo progetto ispirarono Vincenzo Bertolotto, avvocato e rugbista torinese che diede vita al Torino XIII. Azzurro in entrambi i codici, è certamente suo il ruolo di pioniere e primo sognatore del rugby league italiano, nonché promotore, organizzatore e n.11-12 sul campo nell’epoca in cui le mete venivano contestate. È un’epoca di successi per lo sport nella penisola, con la formazione del primo campionato italiano e soprattutto il tour in Gran Bretagna di una selezione italiana. Brewery Field (Bridgend) ospitò la storia sfida a una selezione locale e il tour ebbe un risultato negativo solo sul campo: al rientro in patria, c’erano nuova linfa e nuovi progetti, ancora con Torino al centro di tutto.
In seguito, nonostante il palcoscenico di prestigiose sfide internazionali all’Australia campione del mondo a Padova e Treviso nel 1960 (come ultima tappa del 1959–60 Kangaroo tour), la diffusione dello sport ebbe uno stop, anche per la drastica politica delle autorità di rugby union, che minacciarono il ban per i giocatori colti a giocare a 13.